Nella sala dedicata a Iapigi e Greci nella Puglia antica, è esposta una significativa selezione delle produzioni ceramiche indigene e greche, databili tra VI e III secolo a.C., che costituiscono uno dei nuclei più importanti del Museo archeologico di Bari.
Canosa, Ceglie del Campo, Ruvo di Puglia, Rutigliano, Turi, Noicattaro, Monte Sannace… i siti archeologici di provenienza delle ceramiche in esposizione rimandano ad alcune delle più celebri necropoli della Puglia antica.
Ai prodotti artigianali adorni di rigorose geometrie, peculiari delle tre aeree etnico-culturali (Daunia, Peucezia, Messapia) in cui si articolò nell’VIII sec. a. C. la Iapigia, si contrappongono quelli, importati dalla Grecia o provenienti dalle botteghe magnogreche, che esibiscono eleganti rappresentazioni mitologiche o ispirate al vissuto quotidiano.
Nell’ambiente a piano terra dell’edificio cosiddetto trasversale, nell’ala Est del monastero, viene proposta una selezione di reperti particolarmente significativi nella storia della formazione della collezione del Museo archeologico di Bari, che hanno un forte impatto estetico ed evocativo.
Il filo conduttore dell'esposizione, rispettoso della suggestiva architettura della sala, è il rapporto tra Iapigi e Greci nella Puglia antica, illustrato mediante il raffronto tra le ceramiche prodotte sul suolo pugliese e le ceramiche importate dalla Grecia.
Le ceramiche prodotte dagli Iapigi, la popolazione che occupava il territorio dell’antica Puglia, sono caratterizzate da un repertorio decorativo essenzialmente geometrico e riflettono, nella scelta diversificata di forme e motivi geometrici, le tre partizioni culturali della regione, la Daunia al Nord, la Peucezia al centro, la Messapia al Sud.
I crescenti contatti con le poleis greche, dapprima con quelle della Grecia propria quali Corinto ed Atene, poi con quelle magnogreche della costa ionica, Taranto in primis, sono rivelati dalla presenza, nei ricchi corredi funerari delle aristocrazie indigene, di pregiati vasi attici a figure nere e a figure rosse quali gli splendidi crateri da Turi e da Rutigliano.
Alle produzioni greche si affiancano quindi quelle magnogreche, che dopo l’iniziale fedeltà ai moduli decorativi della madrepatria, mostrano una evoluzione originale con una peculiare tendenza all’esuberanza decorativa e alla scelta di complesse raffigurazioni mitologiche e tragiche.
Capolavori della ceramografia apula fanno bella mostra di sé nella sala opportunamente valorizzati nella sequenza di vetrine scenograficamente disposte al centro e ai lati dell’ambiente.
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