Preistoria e protostoria in Terra di Bari

È così convenzionalmente definito il lungo periodo della storia del genere umano a partire da 1 milione e mezzo di anni per la Puglia, dalla comparsa dei primi utensili in pietra fino alla padronanza del metallo (Paleolitico, Neolitico, Eneolitico o età del Rame). È ricostruibile senza l’ausilio delle fonti scritte attraverso i dati paleontologici, antropologici e archeologici. Con le età del Bronzo e del Ferro, la Protostoria, nel corso del II millennio e dei primi secoli del I millennio a.C., si giunge alle soglie della Storia.

Alla sezione sono dedicate due sale, considerata l’importanza che la Preistoria e la Protostoria hanno avuto nella storia della formazione del Museo. La ricerca preistorica in Puglia deve infatti notevoli progressi al Museo di Bari che avendo come riferimento più generale gli ambiti e le tendenze della ricerca paletnologica nel resto della penisola ne diviene un significativo polo propulsore.

In tal senso va detto che nel panorama generale di una regione in massima parte esplorata da missioni di scavo e ricerca facenti capo a scuole e istituti extraregionale, il Museo di Bari ai primissimi del XX secolo si distingue per un certo protagonismo nell’avvio di ricerche autonome, con una intensa fase propositiva dagli anni Sessanta in poi, quando lo Stato subentra nella gestione con la Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia che ne prende in carico la gestione rendendo il Museo anche centro operativo di tutela sul territorio.

Vivere al Pulo di Molfetta

Le più antiche comunità organizzate in villaggi (6200 - 5400 a.C.)

Il paesaggio del Pulo di Molfetta, ampia e profonda dolina carsica, a qualche chilometro dalla costa adriatica, doveva rappresentare uno degli scenari ideali per l’attecchimento del Neolitico, per i suoli fertili, da utilizzare per le pratiche agricole, che circondavano le sue pendici, lo specchio d’acqua sul fondo e le numerose grotte che ne costellavano le pareti, possibili rifugi ma anche luoghi deputati allo svolgimento di cerimoniali e rituali.

È proprio sui terrazzi circostanti le pendici (Fondi Spadavecchia e Azzollini) che si sviluppa, a fasi alterne nel corso di duemila anni, dal 6000 al 4000 a.C. all’incirca, un grande villaggio, cinto da muri in pietra, con spazi destinati alle sepolture.

Balsignano, un villaggio sulla lama

Nell’insediamento neolitico di Balsignano, sulle sponde di Lama Lamasinata, alla periferia di Modugno, una delle tre capanne indagate, la n. 2, era a pianta quadrangolare allungata, con piano di calpestio lastricato in pietra e pareti lignee intonacate da impasto argilloso, oggetto di scavi a più riprese tra 1993 e 2002: è un documento prezioso per risalire ai modi vita, all’economia e all’organizzazione sociale delle prime comunità di agricoltori e allevatori stanziate stabilmente nel territorio.

I contenitori in argilla e gli attrezzi da lavoro attestano la piena affermazione del Neolitico, intorno al 5500 a.C., nelle sue componenti economiche di sussistenza, agricoltura e allevamento, artigianato su basi domestiche, integrate da attività di scambio di materie prime e prodotti finiti, come gli strumenti su selce di provenienza garganica e su ossidiana da Lipari.

Scamuso, un villaggio nella piana costiera adriatica

Villaggi e società neolitiche tra costa e aree interne. 6000-4000 a.C.

L’insediamento di Scamuso, oggi a confine tra Bari e Mola di Bari, uno dei più importanti per attestazioni e durata del sud-est barese, occupava una posizione strategica: poteva avvantaggiarsi, rispetto ad altri più interni, della posizione costiera, che doveva facilitare i rapporti e le attività di scambio lungo la costa anche con imbarcazioni di piccolo cabotaggio.

Le tracce di abitato più antiche rimandano alla fine del VII millennio a.C., le più recenti al 4000 a.C. all’incirca.

Per l’esposizione sono stati scelti alcuni pregiati esemplari di ceramica dipinta inquadrabili alla metà del V millennio, espressione di un artigianato ormai elevatissimo, a riprova delle capacità economiche e del livello sociale raggiunto.

Usi funerari e riti neolitici, grotte e spazi sacri

Sono soprattutto le testimonianze funerarie e dei cerimoniali relativi al culto ad aiutarci a risalire ad aspetti sociali delle comunità neolitiche. Il procedere delle ricerche, infatti apporta via via dati che confermano il carattere accentuato della ritualità in molti dei contesti neolitici, ben rilevabile nella frequentazione delle grotte.

Esse rivestono soprattutto nelle fasi del V millennio BC valore fortemente identitario per le comunità neolitiche. Già in fasi più antiche però, in grotte naturali, e poi successivamente anche in cavità rimodellate e in ipogei (Grotte della Tartaruga, di Cala Scizzo e di Cala Colombo, ipogei di Santa Barbara), i rituali prevedono deposizioni di offerte ispirate ad una religiosità propiziatoria e ai simboli del mondo neolitico (il ciclo agricolo, il binomio fecondità –fertilità, gli elementi maschile-femminile), non mancando deposizioni di resti umani selezionati.

Oltre a pregiati prodotti deposti di ceramica dipinta e Serra d’Alto in particolare, con la elaborata decorazione meandro-spiralica a forte contenuto simbolico, che costituiscono una delle tracce più significative degli atti rituali, alcune eccezionali raffigurazioni di testine femminili a tutto tondo in argilla, rappresentazione di particolari figure del cerimoniale religioso e/o di entità superiori cui viene demandato un ruolo propiziatorio per il ciclo agricolo (dea Madre?), ribadiscono la centralità della figura femminile fornendo una chiave di lettura che apre qualche squarcio sul pensiero neolitico.

L’età del rame in terra di Bari

Dell’età del Rame in Terra di Bari viene proposta in esposizione una selezione di contesti abitativi, rituali e funerari di età differente, che documentano lo sviluppo e gli aspetti eterogenei di questa lunga fase della Preistoria, fortemente innovativa per l’avvento di nuovi saperi e tecnologie, al seguito dell’introduzione e della circolazione in Italia meridionale del metallo, sotto forma di materie prime e di oggetti finiti.

L’AMBIENTE E L’ECONOMIA

Già cambiamenti climatici significativi avevano contribuito a mettere in crisi il sistema insediativo e l’economia neolitici, con trasformazioni di natura sociale, economica, ideologica. Tra 4000 e 3000 a.C. l’assetto territoriale e culturale si modifica a passi lenti e successivi, in una prima fase con elementi di continuità con il Neolitico (Madonna delle Grazie), in seguito con l’abbandono delle plurisecolari sedi neolitiche e con forme di stanziamento di breve durata e spostamenti frequenti.

L’allevamento, con la pastorizia transumante, subentra come economia di base e comporta la ricerca di luoghi idonei, in aree più interne, risalendo lame e gravine fino alle alture a quote diverse delle Murge (Parco S. Nicola, Gioia del Colle, Andria).

Piccoli stanziamenti sorgono in posizioni naturalmente difese e strategiche per le attività di scambio che, lungo vie naturali di comunicazione, si intensificano al seguito della circolazione del metallo, materia ambita dalle società eneolitiche per armi e ornamenti e attesta soprattutto nelle fasi più tarde del periodo.

RITUALI FUNERARI

I tre gruppi di ceramiche da Monte Sannace, Gioia del Colle e Andria fanno parte della storica collezione del Museo. Inquadrabili nella facies di Laterza, dall’eponima necropoli, collocabile in una fase già più avanzata dell’età del Rame (3500- 2200 BC), essi componevano, insieme ad altri reperti anche in rame, non più conservati, i ricchi corredi funerari di individui inumati in tombe ipogee, scavate nel sottosuolo, “a grotticella”.

Queste comunità, molto mobili sul territorio e dedite prevalentemente ad attività di tipo pastorale, attribuivano al rituale funebre un forte significato ideologico, lasciando consistenti tracce del loro passaggio attraverso sepolture significative per corredi e architettura funeraria. Frequente è anche l’uso della grotta, oltre che per seppellimenti, come luogo di ricovero temporaneo.

L’età del Bronzo in Terra di Bari

È una fase importante di accelerazione dei processi culturali che nel corso del II millennio a.C. svilupperanno forme economiche e sociali sempre più complesse e che porteranno alla nascita delle città.

ABITATI

Ritornano dopo secoli di abbandono a rioccupare le coste pugliesi, in luoghi idonei all’approdo: il fenomeno, che ha caratteri consistenti, viene messo in relazione con il crescente interesse economico a partecipare a quella rete di scambi attivi via mare che coinvolgevano anche i ricchi territori affacciati sull’Egeo, ed in particolare gli ambienti micenei, con l’arrivo di merci, tecniche artigianali e impulsi culturali sugli indigeni.

Gli abitati perdurano per secoli lungo la costa adriatica, su bassi promontori con approdi naturali, dando origine ai principali odierni centri urbani.

AMBIENTE ED ECONOMIA

L’inserimento stabile di abitati strutturalmente evidenti lascia un segno evidente nel paesaggio; la macchia mediterranea, sulla costa, risalendo verso i primi terrazzi delle Murge cede il passo ad un ambiente boschivo con carpini e querce, dove si praticava la caccia al cervo, e a liberi ampi spazi che potevano essere adibiti al pascolo di ovicaprini e bovini, questi ultimi, oltre che per fini alimentari, allevati anche come forza lavoro.

Le attività non escludevano le pratiche agricole, e ai rapporti con l’Egeo si deve la diffusione della produzione dell’olio di oliva. Anche la metallurgia in bronzo, lega di rame e stagno, assume un peso sempre maggiore, con la produzione di armi, ornamenti e strumenti da lavoro per l’agricoltura e la carpenteria, ad opera di artigiani specialisti che si spostavano da un centro all’altro, artefici di manufatti apprezzati anche dalle società micenee.

Oggetti in metallo provengono da “ripostigli” (asce di Canne), depositi interpretabili come scorte di materia prima da rifondere o forme di tesaurizzazione di beni preziosi, o soprattutto dai corredi funerari di sepolture importanti.


Dall’area pugliese, provenienza indeterminata Età del Bronzo Finale X secolo a.C. Asce in bronzo a cannone tipo Manduria, con occhiello laterale e costolature angolari sulla lama


SOCIETÀ E RITI FUNERARI

A partire dal 1500 a.C., importanti trasformazioni nella società con l’avvento di élites emergono dai ricchi corredi funerari provenienti dalle sepolture, anche con ornamenti in materiali “esotici” (ambra nel corredo del dolmen La Chianca). La presenza di armi, simboli di potere e ricchezza, può stare ad indicare lo sviluppo di competizioni tra comunità o all’interno del nucleo sociale e l’emergere di figure di guerrieri, ma potrebbe essere anche legata ad attività di caccia. Le strutture funerarie con forme piuttosto diverse, e anche con inumazioni collettive, riflettono differenti tradizioni: potevano essere poco visibili dall’esterno (ipogei, sepolture in grotta - Grotta della Tartaruga) o al contrario essere segnalate da strutture monumentali, come i tumuli di pietra a copertura di imponenti dolmen (La Chianca, Albarosa e S. Silvestro), monumenti megalitici che costituivano punti di riferimento e di incontro per le comunità forse in particolari occasioni.

Qualche notizia sul museo

SIAMO QUI

Via Venezia n. 73 - 70122 BARI

la mappa della posizione del museo con link a google map

Rimani in contatto

 

Registrati alla nostra newsletter

Ricevi gli aggiornamenti sulle attività del nostro museo, mostre temporanee ed eventi speciali.

Logo della Città Metropolitana di Bari

Logo segretariato regionale della Puglia dl Miistero della Cultura

Cerca nel sito